Massimo Temussi

Già Direttore in ASPAL – Agenzia Sarda per le Politiche Attive del Lavoro

Attraverso i centri per l’impiego, eroga i servizi per l’inserimento o reinserimento lavorativo delle persone disoccupate o a rischio di disoccupazione, dei lavoratori beneficiari di strumenti di sostegno al reddito in costanza di rapporto di lavoro e occupati in cerca di nuova occupazione e delle imprese.

Dott. Temussi, nella sua attività come direttore dell’ASPAL, l’Agenzia Sarda per il Lavoro, Lei è molto sensibile agli aspetti di innovazione tecnologica e non solo, da integrare all’interno dei servizi per le persone e per le aziende. Qual è la Sua visione del ruolo che i Servizi pubblici per il Lavoro devono giocare in questa epoca di grande trasformazione?

La trasformazione è un pò più ampia di quella che viene percepita perché sull’innovazione abbiamo necessità di capire cosa vuol dire davvero innovare oggi. Gli ultimi 4 anni hanno sconvolto letteralmente il mercato del lavoro. Siamo in un momento in cui, da una parte si dice “non c’è lavoro” e il tasso di disoccupazione in alcune regioni come la nostra rasenta il 15% e dall’altra parte ci sono centinaia, migliaia di posti di lavoro che non trovano una risposta.

Questo non era mai successo in passato, dall’innovazione scaturiscono problemi ma anche opportunità, in particolare dalla digitalizzazione di alcune professioni. Da una parte si distruggono lavori dall’altra gli esperti dicono che si stanno creando nuovi professioni, e in effetti è così.
Abbiamo chiuso il 2019 all’interno dell’unione europea con 400.000 “vacancy” disponibili che non trovano nessuna risposta, sono numeri davvero importanti che sono destinati a crescere. È previsto, infatti, un ulteriore incremento per il 2020 e questo deve far riflettere.

Noi stiamo facendo di tutto per stare al passo coi tempi in una logica internazionale, non solo nazionale. Abbiamo, infatti, accordi con Singapore, prima al mondo nell’innovazione tecnologica e digitale; siamo l’unica regione in Europa finanziata per 20 milioni di euro dal fondo sociale della Silicon Valley su progetti dedicati a start up innovative e stiamo collaborato con la Corea del Sud e in tantissime altre regioni comunitarie con un punto di arrivo come obbiettivo, che è quello di capire quali sono le sfide sul mercato del lavoro, in particolare nella digitalizzazione.

Nel tempo abbiamo creato più di 120 seminari dedicati alla formazione e ogni anno, a gennaio, organizziamo l’evento “International Job Meeting”, il prossimo appuntamento sarà per il 28 e 29 gennaio.
Lo scorso anno abbiamo avuto 28.600 presenze in due giorni e siamo pronti ad accogliere 30.000 presenze anche quest’anno.
Il ruolo che i Servizi pubblici per il Lavoro devono giocare in questa epoca di grande trasformazione è quello di essere dei facilitatori, dare gli strumenti e visioni più globali di quelle che sono le opportunità e i grandi problemi di un mercato molto aggressivo.

Per dare due numeri, nel 2019 durante il “Job Day” abbiamo ricevuto 57.000 curriculum, di questi solo 18.000 sono andati a colloquio, la maggior parte sono stati cestinati in 25 minuti con un clic… questo è il modo del lavoro oggi, è un mondo che sfrutta ovviamente supporti digitali e informatici, ma che non dà la possibilità di accedere se non conosci gli strumenti basilari che servono per accedere al mondo del lavoro.
E’ necessario fare formazione e apprendere quei “tools” di attivazione che oggi sono molto difficili per chi è fuori da una logica di comunicazione digitale.

Recentemente avete siglato una partnership con RisorSe per l’introduzione degli strumenti PerformanSe nella valutazione delle competenze comportamentali e delle motivazioni delle persone che si affidano ai vostri Servizi, che cosa vi ha portato a questa scelta?

Uno degli aspetti più importanti del nostro lavoro è la presa in carico e l’accoglienza dell’utente. Stiamo sperimentando delle metodologie che partono dalla parte motivazionale, perché ce n’è un gran bisogno. Il disoccupato, in particolare il disoccupato di lunga durata, ha fame di motivazione e sente il bisogno di ritrovarla; questi strumenti ci aiutano a rimettere in “pista” la persona.

Non solo, nel 2020 certificheremo altri 30 dei nostri dipendenti come Coach abilitandoli all’utilizzo degli strumenti PerformanSe; quando facciamo orientamento il Coaching diventa fondamentale per la buona riuscita del nostro servizio.
Uno strumento che ha una base parametrica come PerformanSe ti aiuta a profilare molto meglio un utente, dandogli una dimensione che non è solo quella dell’analisi del curriculum, ma è anche quella un po’ più personale dell’attitudine e del suo potenziale.

Rilasciando alla persona tutte queste importanti informazioni, lasciamo percepire il reale valore del servizio del Centro per l’Impiego, più ampio di quello percepito in passato.

Introdurre strumenti di valutazione di quelli che comunemente chiamiamo “aspetti intangibili” comporta anche accettare la sfida della professionalizzazione degli operatori, state facendo un grande sforzo in questa direzione... Ma il Suo sguardo è rivolto anche al mondo dell’impresa. I Servizi, sempre più, devono essere una fune lanciata verso imprenditori e manager che hanno bisogno di risorse qualificate. Cosa sta facendo ASPAL in merito?

Abbiamo inventato una nuova figura professionale, il “Job Account”, una figura totalmente a disposizione delle piccole e medie imprese.
Le aziende molto spesso non riescono a recarsi al Centro per l’Impiego per mancanza di tempo, questo impedisce loro di cogliere molte opportunità che possono essere la partecipazione tramite bando a una formazione specifica o l’arricchimento della ricerca di nuove risorse.

ASPAL mette a disposizione 40 dipendenti, che fanno consulenza diretta alle piccole medie imprese dando loro strumenti e informazioni utili alla loro crescita. Questo servizio, insieme ai molti altri offerti, ci ha permesso nel 2019 di abbassare di dieci punti percentuali la disoccupazione giovanile e di essere l’unica regione che al terzo trimestre del 2019 è scesa sotto il 10% della disoccupazione femminile, numeri in controtendenza.

Siamo profondamente convinti che dobbiamo partire dalle aziende, dai loro bisogni. le imprese chiedono professionalità che il mercato dell’istruzione non offre… Qualcuno deve fare la congiunzione. Per fare un esempio, quelle che vengono richieste ad oggi, per il 30%, sono le lauree “Stem” (Scienze, Tecnologie, Ingegneria e Matematica), l’Italia ne produce il 1,4%. Chiaramente il problema non è solo Italiano, ma anche europeo, per non dire mondiale.

Ecco perché ASPAL, attraverso accordi internazionali, come ad esempio “Huaway” (con la quale stiamo organizzando la “Huaway accademy”) crea corsi dedicati alla formazione sempre più vicini alla richiesta del mercato; uno di questi sarà dedicato alla creazione di professionalità come il Server Security.

Infine, Le chiederei di dirci in qualche parola che significato ha per Lei svolgere questo lavoro nella pubblica amministrazione, cosa La motiva?

La mia grande motivazione è data dal mio “spirito di servizio”, ho investito molto su me stesso, sulla mia formazione.

Nasce dal desiderio di vedere qualcuno più felice, soddisfatto, vedere la persona che, uscendo dal Centro per l’Impiego, si sente accolta e sente presenza e attenzione nell’accompagnarla nel suo progetto di integrazione lavorativa.
Negli ultimi 4 anni in ASPAL siamo passati da 60 dipendenti a 840, siamo cresciuti riprogettando tutti i servizi, da zero, quintuplicando l’utenza in questi anni. La nostra forza è data dalla grande passione per il nostro lavoro.