Recuperare le soft skills… finalmente!

Oggi per “soft skills” intendiamo tutte le competenze umane e relazionali, diverse dalle hard skills, ossia le competenze più oggettive e tecniche. Le soft skills sono tutte quelle qualità essenziali e dimensioni delle competenze interpersonali che distinguono le persone sul posto di lavoro da una semplice macchina.

Il sistema educativo attuale – nelle università e nelle grandi scuole – le ha a lungo considerate trascurabili o, nel migliore dei casi, come qualità intrinseche. Che si tratti di formare medici, avvocati, insegnanti, dirigenti o ingegneri, vengono insegnate principalmente materie, tecniche, processi, competenze e discipline. Vi è veramente poca attenzione su come sia la vita reale, in relazione agli altri e al mondo che ci circonda.

In passato, un giovane manager avrebbe dovuto imparare a gestire una riunione, negoziare un conflitto, reclutare un dipendente o scrivere un resoconto, piuttosto che imparare a scuola come padroneggiare il consolidamento di tecniche specializzate, equazioni finanziarie e altre matrici teoriche. Un giovane insegnante avrebbe dovuto imparare come affrontare una classe turbolenta, abbassare la propria autorità o attirare l’interesse dei propri allievi piuttosto che padroneggiare equazioni complesse.

In futuro, tutto ciò sarà ancora più vero: questo perché le soft skills sono le uniche che non saranno “automatizzate”. Esiste il pericolo che altre abilità vengano sostituite da algoritmi e diventino ridondanti nella crescente tecnologia. Se le automobili si guidano da sole, che senso ha padroneggiare le tecniche di guida, anche se sono a livello avanzato?

Le nuove generazioni attribuiscono valore a queste competenze interpersonali che credono essere essenziali e che non hanno imparato a scuola. Tuttavia, è la generazione più vecchia che ha maggiori probabilità di esserne in possesso per esperienza e maturità. Integrare i giovani e sostenerli nel lavoro non significa più insegnare tecniche (specialmente quelle “vecchie”, che stanno diventando sempre più obsolete dal momento che i giovani spesso padroneggiano le tecniche nuove meglio dei propri colleghi adulti), ma aiutarli ad imparare come comportarsi.

Che si tratti di rendere il proprio posto di lavoro più duraturo o far lavorare insieme generazioni molto diverse, identificare un manager con potenziale, reclutare un giovane talento o incoraggiare l’agilità e la trasformazione digitale, il problema dell’identificazione e dello sviluppo delle soft skills rimane un problema chiave. L’esperto tecnico con comprovate competenze è in un certo senso già una figura del passato, una risorsa relativamente marginale e deve costantemente imparare cose nuove.

Dall’altra parte, la figura del project manager, leader, facilitatore, mediatore, negoziatore, comunicatore, imprenditore dovrebbero essere sviluppate in ciascuno di noi, per venir meglio riconosciuti e formati.
Il mondo di domani sarà soft … o non ci sarà. Più aperto, più flessibile, più femminile, più cooperativo, più collaborativo. Più civilizzato. Più mobile. Più interessante.

 

Articolo di PerformanSe

Traduzione dell’articolo a cura di RisorSe

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