Il valore della condivisione

L’importanza di recuperare il tempo dei “collegamenti interstiziali”

 

Abbiamo intervistato Dominique Duquesnoy, Direttore Generale di PerformanSe.

 

Quali sono, secondo il tuo punto di vista, le challenge più urgenti per i team leader, i manager e coloro che si occupano di Risorse Umane in questo periodo storico?

Il nostro è un contesto in movimento: le imprese si stanno adattando ai rapidi cambiamenti e si trovano ad affrontare molte trasformazioni tecnologiche, strategiche e di mercato del lavoro globale. Anche le attese dei clienti e dei collaboratori si stanno evolvendo. A mio avviso, quello che oggi è davvero urgente per i manager, è riuscire a fissare dei punti di riferimento, definire le priorità, gli obiettivi comuni, essere attenti a ciò che è veramente importante. Devono agire come una bussola più che come un orologio: dare ai loro team una proiezione positiva e una direzione, per aiutarli a orientarsi e focalizzarsi su delle poste in gioco chiare. Creare sinergie e curare le relazioni interpersonali, per trasmettere a tutti il senso di “lavorare insieme”, “andare lontano insieme” ma, soprattutto, di “essere insieme”. Quello che è richiesto oggi ai manager è di facilitare l’adattamento del team alle nuove sfide e, per favorirne l’adattabilità, è necessario creare un ambiente positivo, limitare gli antagonismi e, soprattutto, fissare degli obiettivi comuni, sui quali far convergere tutte le energie.

 

Puoi spiegarci meglio quali sono le strategie da attuare per gestire tutto questo a distanza?

Ci sono dei momenti che in Francia chiamiamo “tempo di coordinamento interstiziale”, vale a dire ciò che in azienda viviamo durante incontri informali, nei corridoi, nelle pause. Con il distanziamento fisico, tutti questi momenti non esistono più ed è necessario ricrearli, trasformandoli in quello che io chiamo una “narrazione”: prevedere e cadenzare dei momenti di scambio nei quali i collaboratori e le equipe possano raccontare la propria esperienza e condividere quello che fanno, affinché tutte le persone all’interno del gruppo di lavoro possano avere una visione chiara delle loro reciproche attività. Nella vita di un team, sono molte le cose che avvengono in maniera spontanea quando si vive la quotidianità nello stesso luogo, per esempio quando incontriamo qualcuno alla fotocopiatrice o in pausa pranzo e ci scambiamo opinioni, ci coordiniamo su vari argomenti.

Lavorando a distanza, questo “collegamento interstiziale” non esiste più e una delle principali challenge dei manager è fare che in modo che i propri collaboratori continuino ad avere questi momenti di condivisione. Più una persona ha una visione chiara del proprio lavoro e del lavoro di tutti, più svilupperà autonomia ed efficacia nella propria attività. Prendersi il tempo ogni giorno per ricevere un feedback dalle persone, sviluppando questo coordinamento narrativo, per fare in modo che i collaboratori non lavorino nell’incertezza e nel dubbio. Si tratta quindi di pianificare questi tempi di scambio, che vanno a sostituire tutti quei momenti informali che si vivono quando si lavora fianco a fianco nello stesso luogo. Il lavoro distanza, per essere efficace, esige struttura, organizzazione e rigore. Per sentirsi a proprio agio in questa situazione, il bisogno di condividere ciò che si sta vivendo diventa ancora più importante.

 

Performanse è un editore di strumenti a supporto della managerialità e della gestione delle Risorse Umane. Ci puoi raccontare cosa state sviluppando anche in termini di consulenza per le organizzazioni? Quali sono le mission per le quali siete maggiormente sollecitati?  

In questo periodo di trasformazione, la tendenza nelle imprese è quella di passare da un management basato sui processi e sulle modalità operative, piuttosto che sull’autorità e su un approccio gerarchico, a un management “benevolente”, basato sulla fiducia, l’autonomia e la responsabilizzazione. Oggi nelle imprese si sta verificando un cambiamento molto forte legato alla necessità di modificare le credenze e i principi sui quali si fonda la managerialità. Questo è uno dei temi caldi sui quali siamo sollecitati. Un altro tema riguarda la carriera: le imprese hanno la necessità di mettere i propri collaboratori di fronte alle nuove sfide che dovranno affrontare, proiettandoli verso situazioni future che potrebbero non essere sotto il loro controllo. Le imprese sanno che ci sarà bisogno di nuove competenze, per le quali i collaboratori dovranno inserirsi in un’ottica di apprendimento continuo. Aiutarli nella loro evoluzione è un’altra delle sfide che siamo chiamati ad affrontare.

 

Pensi che sia necessario trovare dei nuovi paradigmi nel nostro mestiere di consulenti, per aiutare le imprese a coniugare bene il concetto di business e di ben-essere delle persone nelle organizzazioni?

Penso che la vera domanda che oggi dobbiamo porci riguardi la capacità dell’impresa, e dunque dei suoi collaboratori, di “incassare il colpo”, di reagire a un danno che si può subire. In questo caso, la parola chiave è “anticipare”. Noi tutti sentiamo il bisogno di stabilità e cerchiamo di metterci in una condizione di sicurezza. Parlare di anticipazione significa parlare di resilienza, che è la capacità di farci trovare preparati ad affrontare delle difficoltà o dei fallimenti. Significa parlare di ottimismo, riuscire ad avere una sensazione positiva verso l’avvenire e, di fronte a una minaccia, una situazione critica su cui non abbiamo potere, trovare il modo di trasformarla in un’opportunità. Pensare che possiamo affrontare una situazione anche se non la padroneggiamo completamente, ma che, anzi, possiamo coglierla come un’occasione per imparare.

Tutto questo è ciò che chiamiamo “capitale psicologico”, che riguarda sia gli individui che le imprese. Per esempio, per quanto riguarda l’impresa, anticipare significa essere vigilanti rispetto alle questioni legate alla proprietà intellettuale, al business, agli aspetti finanziari, ai processi: così che, il giorno in cui si troverà ad affrontare una situazione critica, possa avere le risorse sufficienti per farvi fronte. Si tratta di essere consapevoli delle proprie risorse, ma anche dei propri limiti, per non subirne le conseguenze. Maggiore sarà la consapevolezza dell’impresa e delle persone che la compongono, maggiore sarà la capacità di anticipare e prepararsi a incassare gli eventuali sconvolgimenti. Il periodo che stiamo vivendo ormai da un anno ci ha insegnato che i momenti difficili possono arrivare improvvisamente e, probabilmente, dovremo affrontare ancora sconvolgimenti politici, finanziari e umani. È quindi importante imparare a “incassare”: è difficile, è necessario prepararsi mentalmente, ma più avremo consapevolezza di noi stessi, più potremmo proiettarci nel futuro in maniera efficace. Questo è il “ben-essere”, restare esseri umani che amano la stabilità e la sicurezza per il futuro ma che imparano ad anticipare, per adattarsi ed evitare di rimanere schiacciati dalle situazioni.

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