I primi tentativi di spiegare le emozioni risalgono ai filosofi greci – come esistesse qualcosa che i filosofi greci non hanno tentato di spiegare – e, in particolare, a Platone, cui si deve la distinzione tra ragione ed emozione, dove quest’ultima è catalogata come uno stato perturbato da evitare a tutti i costi. Questo approccio “negativo” ha condizionato profondamente la riflessione filosofica, dando sempre al ragionamento logico-razionale un ruolo predominante, rispetto alle emozioni. Fino a quando, per fortuna, i primi studi psicologici hanno portato alla luce la natura non solo necessaria, ma anche “positiva” del processo emozionale.
Francesca Romana Puggelli è docente di psicologia e giornalista e ha pubblicato un libro che parla di emozioni, nello specifico Emozioni al Lavoro: una guida che insegna a comunicare e gestire le emozioni nella complessa realtà lavorativa. Nonostante si enfatizzi la necessità di un approccio prettamente razionale nel campo professionale, in realtà l’esperienza lavorativa è densa di emozioni e occorre imparare a mediare con chi ci sta accanto delle posizioni che non sono mai solo razionali.
Le emozioni sono una parte fondamentale del nostro linguaggio e della nostra relazione con gli altri. Contrariamente a quanto si può pensare, sul luogo di lavoro costituiscono uno degli ambiti più importanti in cui agire per migliorare la propria performance. La persona che va al lavoro è sempre tutta intera, impossibilitata a scindere la parte razionale da quella emotiva, e porta tutta se stessa. La parte emotiva è la protagonista nei processi di comunicazione: le emozioni hanno un profondo effetto sulla nostra parte cognitiva e, chi le sa gestire, le usa per comunicare efficacemente con gli altri, per risolvere i problemi e per rendere migliore la propria interazione con l’ambiente che lo circonda.
Tutto ciò risalta particolarmente nei team di lavoro, che sono appunto composti da singole persone ognuna con il proprio bagaglio di emozioni. Per questo, le soft skills richieste oggi sono diverse da quelle richieste in passato: occorre imparare a negoziare, a mediare posizioni che non sono mai solo razionali e, in primis, a gestire le proprie emozioni. Può essere interessante parlare di emotion management come capacità di influenzare non solo i propri sentimenti ed emozioni, ma anche i sentimenti e le emozioni degli altri. Lavorando in gruppo, può infatti capitare che il gruppo stesso inizi a provare emozioni, nel senso che il livello di coesione e il rapporto emotivo tra le persone inizia a essere tale che esse stesse percepiscono il gruppo come qualcosa di superiore alle singole parti. E, in questo contesto, la leadership deve trovare nuovi modi per esprimersi.
L’esperienza emozionale ha anche un alto valore individuale, come capacità di adattamento di una persona che si sgancia da uno schema a risposta rigida per offrire invece una grande varietà di reazioni possibili. Il collegamento con la creatività direi che è evidente.
L’obiettivo finale era già stato indicato con chiarezza da Aristotele, nella Politica: “esercitare liberamente il proprio ingegno, è questa la vera, autentica, felicità”.
Tratto dal testo: Francesca Romana Puggelli, Emozioni al Lavoro
A cura di: Andrea Bennardo