Come sviluppare l’autoconsapevolezza che può diventare la nostra grazia salvifica

Lo conosciamo tutti, ormai è un’immagine che è entrata nell’iconografia popolare: l’espressione stranita di Homer ne I Simpson mentre esclama “D’oh”, dopo essersi reso conto di aver fatto una gaffe o un errore madornale. Che cosa manca a Homer Simpson? Gli manca una sana dose di autoconsapevolezza, quella che ci evita di ritrovarci sorpresi da un nostro errore perché “non lo avevamo visto arrivare” e lo abbiamo riconosciuto solo a cose fatte.

Il ruolo dell’autoconsapevolezza è spesso ignorato, perché finora si è rivelata complicata da misurare, ma ora le cose stanno cambiando. Gli psicologi hanno coniato un termine ad hoc per questa autoconsapevolezza: l’hanno chiamata metacognizione. Si tratta della capacità di riflettere sul nostro stesso pensiero, di riflettere sulle cose e di rielaborarle, conoscendo noi stessi.  È questo il tema del libro Conoscere se stessi – La nuova scienza dell’autoconsapevolezza, di Stephen M. Fleming, direttore del MetaLab allo University College di Londra e tra i massimi esperti al mondo di metacognizione. Si fonda sulla funzionalità del cervello e, allo stesso tempo, è influenzata dall’ambiente sociale: aggregando informazioni che scaturiscono da fonti differenti, creiamo un quadro globale del grado di sicurezza del nostro modello nel mondo.

A cosa serve? Perché è così importante? Lo sviluppo della metacognizione può aiutarci a diventare più intelligenti e a prendere decisioni migliori, evitando di affidarci completamente all’intelligenza artificiale che, benché sia presentata come il rimedio all’errore umano, pecca per la mancanza di consapevolezza di sé, ed è per questo fallace. La capacità di monitorare le nostre azioni, di riconoscere e prevedere gli errori, mettendo in relazione le nostre risorse con l’ambiente che ci circonda, secondo un approccio sistemico che anche noi di RIsorSE sosteniamo. Una persona con una buona metacognizione tende a sentirsi più sicura quando ha ragione e a rendersi conto di ogni volta che commette un errore: aspetti che, ça va sans dire, rendono più efficace ogni nostro agire, professionale e personale.

La chiarezza del concetto di sé è uno degli aspetti che emerge dal report dello strumento Echo: i ricercatori di PerformanSe hanno capito quanto questa caratteristica influenzi sensibilmente il nostro muoverci nel mondo, e non solo. È basilare per lo sviluppo di due fra le skills chiave del futuro: l’assunzione del rischio e le strategie di apprendimento. La metacognizione prepara il terreno al nostro modo di imparare, aiutandoci a capire ciò che dobbiamo “studiare”, realizzare se lo abbiamo capito e se possiamo metterlo in pratica, e di correggerci se ci rendiamo conto che stiamo sbagliando. Porta a decidere in maniera più attenta, ponderata, e a essere in grado di riconsiderare e invertire le nostre decisioni quando abbiamo commesso un errore.

Il cervello umano è una stupenda macchina per rintracciare incertezze e la capacità di stimare il grado di incertezza ha un grande valore, perché ci permette di percepire il mondo e ci dà la possibilità di dubitare… anche di noi stessi. Metterci in discussione è il primo passo per cambiare ed evolvere, e riuscire così a raggiungere qualsiasi obiettivo.

 

Tratto dal testo: Stephen M. Fleming, Conoscere se stessi – La nuova scienza dell’autoconsapevolezza

A cura di: Andrea Bennardo

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