Come sviluppare la capacità di risolvere problemi complessi sul lavoro?

A PerformanSe c’è una tematica che ci affascina molto ed è quella relativa alle soft skills, delle competenze emotive e comportamentali che sono spesso contrapposte alle hard skills, che si riferiscono prevalentemente al “saper fare”.
In questo articolo partiamo alla scoperta della risoluzione di problemi complessi, una competenza indispensabile quando si presenta un problema sconosciuto sul lavoro. E’ una capacità ancor più rilevante se consideriamo che entro il 2025 sarà una delle skill più richieste in azienda!
Ma cosa vuol dire «risolvere un problema complesso»? Come è possibile acquisire questa competenza, svilupparla e mantenerla nel tempo? Come possiamo risolvere al meglio un problema?
Vi spieghiamo ora le cose più importanti da sapere su questa importante soft skill!

Di cosa si tratta?

Si usa l’espressione «problema complesso» per descrivere una situazione che nell’impresa non si ha ancora l’abitudine di gestire. Spetta quindi al gruppo o al singolo incaricato il compito di trovare una soluzione, nuova ed efficace, per far fronte alla difficoltà.
Non è raro che i problemi complessi sorgano all’improvviso, creando una sfida ulteriore!
Infatti, i problemi compaiono spesso in situazioni di emergenza, lasciando poco tempo per trovare delle soluzioni adeguate. In questo caso, vedere le cose con distacco è la situazione migliore. È essenziale non cadere nel panico.
E quando si tenta di trovare una soluzione in team, è fondamentale ricordare che ogni collaboratore ha il suo punto di vista e i suoi interessi professionali che possono portare rapidamente a conflitti e a situazioni di stallo. In questo caso, l’assertività e l’empatia sono necessarie.

Come risolvere un problema complesso?

La risoluzione dei problemi complessi, da parte dei collaboratori, richiede principalmente la capacità di riflessione e di ragionamento. Di fronte a un problema e a strumenti sconosciuti, si è subito portati a cercare una nuova strategia.

Come risolvere un problema complesso in 3 passi:

1- Valutare le caratteristiche del problema
L’idea è quella di valutare la situazione nel dettaglio, mettendo sul piatto della bilancia tutto, senza tralasciare nulla, interrogandosi poi con domande tipo:
• Qual è la sua gravità?
• Chi è coinvolto?
• Chi ci può aiutare?
• Quali sono le cause? E gli impatti?

Una volta analizzati i fattori correlati al problema, è tempo di trovare un metodo di risoluzione.

 

2- Stabilire un piano d’azione
Al fine di creare un metodo per risolvere il problema è necessario:
• Identificare e determinare l’oggetto principale
• distinguere le tappe per arrivarci
• Specificare gli obiettivi intermedi

Si scompone così la situazione in sotto problemi (un po’ come Matt Damon, da solo su Marte, nel film The Martian). Sarà più facile risolvere un insieme di problemi semplici piuttosto che un problema complesso!
Si passa poi all’azione seguendo il metodo dei piccoli passi. Passo dopo passo si raggiungeranno gli obiettivi intermedi, che spesso sembrano più facili da realizzare rispetto a quello principale.
E se non è possibile risolvere il problema nel tempo assegnato attraverso la strategia individuata, è il momento di pensare a una soluzione alternativa. Non vale la pena rimanere bloccati sull’idea iniziale se non è più realizzabile.

 

3- Fare attenzione alla rigidità e a una mentalità fissa!
L’abitudine, la routine e la rigidità mentale sono spesso i freni principali alla risoluzione del problema.
Infatti, se la routine permette il mantenimento di una disciplina efficace per fare avanzare un progetto, può anche diventare un freno alla scoperta di una soluzione creativa!
Se guardiamo questo tema dal punto di vista delle neuroscienze, ci si rende presto conto che l’obiettivo principale del nostro cervello è quello di tenerci in vita. È soprattutto per questo che la nostra mente ama ciò che è comodo, conosciuto, automatizzato… La routine è una forma di sicurezza.
Eppure, è lo stesso pensiero rigido che ci impedisce di evolvere, di testare altre cose, di correre rischi, di essere creativi e di innovare!

 

A questo proposito, la ricercatrice e psicologa Carol Dwec ha teorizzato dei concetti molto interessanti.
Confrontando il Growth Mindset (la mentalità orientata alla crescita) con il Fixed Mindset (mentalità fissa). Avere una mentalità fissa (Fixed Mindset) consiste nel vedere le cose così come sono e nel credere che sia impossibile cambiarle ed evolvere. Per esempio, alcuni sono portati nelle scienze, altri sono portati per lo sport e altri ancora artisti nati!

Negli studi iniziati negli anni ’30 in psicologia cognitiva si parla del meccanismo di fissità. L’effetto della fissità costringe l’individuo a un numero limitato di idee quando cerca una soluzione a un problema.
Andando un po’ più in là, la fissità funzionale comporta una difficoltà, per gli individui, a considerare l’uso diverso di un oggetto rispetto a quello definito dalle sue abitudini ed esperienze. Prendendo ad esempio la forchetta, usata comunemente per mangiare, pochi penserebbero di utilizzarla per pettinarsi i capelli in mancanza di una spazzola.

L’esperienza di Duncker (1945) illustra questo effetto e dimostra che la risoluzione di problemi complessi può essere disturbata dalle nostre abitudini consolidate di utilizzo degli oggetti.
In un noto esperimento, furono disposti su un tavolo: una scatola di puntine, una candela e una scatola di fiammiferi. Venne poi chiesto a dei volontari di cercare di fissare la candela accesa al muro, evitando che la cera cadesse sul tavolo sottostante.

Come può l’effetto di fissità funzionale disturbare la risoluzione di questo problema?

Per risolvere questo problema bisogna immaginare che la scatola di puntine possa essere qualcosa di diverso da un semplice contenitore. Bisogna dunque immaginarla con un altro uso. Infatti, è la funzione di supporto che bisogna privilegiare. Fissando alla parete la scatola in modo tale che la candela possa essere inserita al suo interno senza che la cera cada sul tavolo sottostante!

 

(Immagine aggiunta da Wikipedia per una maggiore comprensione)

 

È quindi una mentalità orientata alla crescita che aiuta ad essere consapevoli delle proprie capacità, di evolvere, di sviluppare nuove competenze e talenti. Con il tempo, l’esercizio e l’allenamento sarà allora possibile migliorare la capacità di cambiare prospettiva.
Come adottare questa postura? Coltivando un’attitudine positiva, così come la motivazione e l’entusiasmo in un processo di apprendimento continuo.
Ogni progetto – soprattutto quando si tratta di risolvere problemi complessi – è un’opportunità per imparare, progredire e avere successo!

 

Nell’era digitale, i problemi sono innumerevoli. Il mondo sta diventando sempre più complesso e i “profili” in grado di mostrare capacità di adattamento sono sempre più richiesti all’interno delle organizzazioni.

La risoluzione di problemi complessi va di pari passo con la capacità di trovare nuove soluzioni, riprendersi di fronte ai fallimenti, facendo appello alla creatività.
Un ambiente che privilegia l’agilità, la presa dei rischi e di iniziative, faciliterà la risoluzione dei problemi. E’ così che i team cresceranno nella loro capacità di risolvere la complessità!

 

 

Articolo a cura di PerformanSe.

Traduzione a cura di RIsorSE

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