Collaborare a ritmo di jazz

Nel locale al piano terra, un palco. Un contrabbasso, una batteria, un pianoforte e due fiati. Nell’ufficio al sesto piano, una sala riunioni. Un manager, otto collaboratori e un coach. Due mondi apparentemente lontani, ma che hanno in comune più di quanto possiamo immaginare. Wynton Marsalis, uno dei più importanti musicisti e compositori americani contemporanei, nel suo libro Come il jazz può cambiarti la vita ci spiega appunto come il jazz può insegnarci a collaborare e a lavorare meglio in gruppo.

Lo swing per i musicisti jazz è come l’azione collettiva per i gruppi di lavoro. Swingare può essere sintetizzato come “essere insieme” e far funzionare le cose assieme ad altri: è difficile, ma ci si può riuscire. In un gruppo di persone è normale che nascano dei conflitti, dato che siamo tutti diversi, ognuno con i propri punti di forza e le proprie debolezze: ad esempio, Miles Davis e Louis Armstrong possedevano un suono di intensità molto diversa, ma entrambi avevano il loro valore e hanno dato un contributo significativo alla storia del jazz. Lo scopo di ogni performance, che sia musicale o lavorativa, è di creare qualcosa a partire da circostanze definite, di produrre insieme. A volte si guida, a volte si segue e non si può rinunciare a nessuno dei due ruoli.

I musicisti jazz devono saper ascoltare e comunicare. Vivono di improvvisazione, sono obbligati ad ascoltare il solista nel suo “assolo” per poi riuscire a procedere con l’accompagnamento. Non a caso, una delle tecniche performative è definita “call and response”: il solista dice la sua, come la sente e i musicisti che si trovano sul palco con lui rispondono con quello che hanno da dire.

Il jazz è l’arte del timing. Insegna a essere a tempo. Quando cominciare, quando attendere, quando farsi avanti, quando prendersi il proprio tempo. All’interno del tempo reale (cronologico), prendo coscienza del mio tempo per farlo diventare il nostro tempo: riesco a farlo quando le mie azioni sono abbastanza percettive e flessibili da rientrare il quel flusso che è lo swing.

Lo swing è il ritmo e saperlo cogliere aiuta ad avere atteggiamenti appropriati per:

  1. adattarsi ai cambi, senza perdere l’equilibrio
  2. padroneggiare i momenti di crisi
  3. accettare la realtà invece di imporre la propria volontà
  4. concentrarsi sullo scopo collettivo
  5. sapere come e quando espandere la propria energia vitale

Swingare è una questione di equilibrio, di sapere quando, come e quanto. E richiede tre cose:

  • coordinazione con gli altri
  • capacità prendere decisioni intelligenti, a seconda della situazione e a vantaggio del gruppo
  • disposizione positiva verso l’interesse comune, senza farsi condizionare dall’ego

L’obiettivo comune di manager, coach e collaboratori è raggiungere e mantenere lo swing. Per suonare bene insieme, è necessario imparare a fidarsi gli uni degli altri, difendere la propria libertà e quella dei colleghi con i quali si condivide il palco. Solo così si può ricreare la stessa magia che percepiamo nell’ascoltare, ad esempio, l’eleganza di Duke Ellington o la giocosità di Harry “Sweets” Edison.

 

Tratto dal testo: Wynton Marsalis, Come il jazz può cambiarti la vita

A cura di: Andrea Bennardo

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